Nell’ultimo anno, lo sappiamo, è tornata a pendere sullo Spazio 20092 di via Cremona 10 la minaccia di messa all’asta e vendita da parte del Tribunale di Monza, con conseguente (o precedente, in base alle disposizioni) sgombero della struttura. Nel silenzio generale che contraddistingue la giunta cinisellese sulle tematiche sociali – silenzio che non significa inazione, se consideriamo i tagli alla spesa pubblica operati in questi anni – noi e la nostra rete solidale ci siamo attivati per tornare a denunciare che la vertenza apertasi attorno allo Spazio è parte di quella generale crisi abitativa che riguarda Cinisello e il territorio metropolitano milanese.
Ora, nell’ultimo mese diverse cose son successe e stanno succedendo, a dirci che la situazione non è ferma: alcune delle famiglie che da anni, avendone i requisiti, partecipano a bandi e attendono in graduatoria l’assegnazione della casa popolare (dopo aver subito lo sfratto per morosità incolpevole ed essersi ritrovate nell’occupazione di via Cremona), sono finalmente state chiamate da ALER. Parallelamente, dopo diversi incontri in questura (si sa, la questione abitativa è vissuta dai governanti anzitutto come potenziale problema di ordine pubblico) e richieste di dialogo da noi inviate alla giunta, solo di recente hanno avuto luogo un incontro con gli assessori alla Sicurezza e alla Casa e un tavolo con la Direzione dei Servizi Sociali comunali per entrare finalmente nel merito delle situazioni di alcuni dei nuclei presenti nello Spazio.
Quali prospettive per la risoluzione della grave situazione di ingiustizia che da anni denunciamo?
Il percorso è aperto e valuteremo le proposte concrete, decisi a spingere nella ricerca di soluzioni adeguate e dignitose per tutti e tutte. Intanto siamo consapevoli che questi “tavoli tecnici” si muovono sul piano dell’individualità del problema, negandone gli aspetti collettivi; ponendo già a monte dei fattori discriminanti, quali la residenza o non residenza, il numero di minori, le condizioni lavorative, ciò che è emerso, dalle prime tappe, sembra limitare lo spettro delle soluzioni alle poche risorse e strumenti stabiliti dalla politica (regionale e locale) almeno dall’infausta legge regionale sull’abitare del 2016 (ma potremmo andare anche più indietro nel tempo).
L’assemblea del Movimento Casa (abitanti e collettivo 20092) ha comunque accettato di portare avanti la trattativa nonostante non potrà coinvolgere tutti gli occupanti, per le diverse ragioni citate prima, e pur consapevoli dei limiti. Anzi, paradossalmente sappiamo che nelle intenzioni di questura, tribunale e Comune, questo percorso potrebbe contribuire all’atteso “svuotamento” dello Spazio, per poter poi procedere con lo sgombero. Crediamo tuttavia che la lotta per i diritti sociali universali cresca anche attraverso i risultati positivi per alcuni.
Come abbiamo detto da sempre, l’eventuale risoluzione del bisogno abitativo dei nuclei abitanti in via Cremona non significherebbe la fine della lotta nella nostra città o dell’urgenza di casa sul territorio. Cinisello infatti resta un Comune in cui la situazione abitativa è definita “critica” anche dall’Osservatorio regionale sulla condizione abitativa e dove però manca un qualunque livello regolativo pubblico – considerando il vuoto di politiche abitative da almeno vent’anni, la bassa percentuale di offerta ERP (circa il 4%) e il cambio di rotta verso la proprietà privata assunto dalle cooperative, soggetti che storicamente hanno risposto al fabbisogno abitativo dei redditi medio-bassi e bassi nel nostro Comune. Un dato su tutti: ai bandi annuali per gli alloggi SAP (Servizi abitativi pubblici, ovvero le case popolari) vengono presentate in media tra le 650 e 670 domande a fronte di circa 12 alloggi disponibili.
In secondo luogo, anche riflettendo sulla vertenza in corso tra gli abitanti dello Spazio e i Servizi Sociali, emerge la drammatica assenza di un piano di emergenza per le situazioni critiche: la giunta e i tecnici negano che il Comune abbia l’obbligo di darsi un regolamento sull’istituzione di alloggi SAT (Servizi Abitativi Transitori, alloggi pubblici destinati a nuclei in riconosciuta condizione di fragilità e che non rientrerebbero nelle graduatorie SAP normali), che quindi di fatto non sono stati istituiti a Cinisello Balsamo (saremmo ben felici di essere smentiti tramite una eventuale pubblicazione di dati e informazioni di rilevante interesse generale al momento purtroppo non accessibili), nonostante la conclamata situazione di estrema criticità. Ora, dopo le rivendicazioni portate avanti dal 2016 (anno di entrata in vigore della già citata legge regionale sui servizi abitativi) pare che si stia aprendo uno spiraglio per la loro introduzione. Piccola parentesi: molto più solerte è stata la giunta cinisellese, in qualità di capofila dell’ambito territoriale n° 30 nell’individuazione di alloggi SAP destinati alle forze dell’ordine, indicati in ottica securitaria da ALER per una quota del 10% per ciascuna città, e che il Comune di Cinisello ha predisposto (unico tra i quattro dell’ambito, che invece hanno destinato lo 0%) nella misura del 5%.
Misura temporanea ed emergenziale per definizione pensata nell’ottica paternalista-padronale che guida ALER e Regione Lombardia, dalla cornice assistenzialista sia per il nucleo beneficiario (durata 5 anni e assegnazione “mediante provvedimento motivato del comune che definisce, altresì, un appropriato programma volto al recupero dell’autonomia economica e sociale del nucleo assegnatario” – come se la condizione di bisogno fosse legata all’incapacità o alla mancanza di volontà individuale) che per il soggetto istituente: la legge prevede infatti che ALER e Comuni possano destinare una quota del proprio patrimonio abitativo agli alloggi SAT, nella misura massima del 10% delle unità abitative SAP (concedendo però la possibilità di destinare una quota aggiuntiva, che arrivi al 25%, anche dopo l’approvazione del piano annuale locale sulla casa); le unità abitative individuate – qui sta il ricatto, soprattutto per un territorio a già bassa densità ERP – “sono temporaneamente escluse dalla disciplina dei Servizi abitativi pubblici”, cioè tolte dalla già esigua offerta di alloggi popolari regolari. A ben guardare, però, la legge dice anche un’altra cosa, su cui da tempo poniamo l’attenzione: “I comuni possono incrementare la disponibilità di servizi abitativi transitori con unità abitative conferite da soggetti pubblici e privati, compresi gli operatori accreditati, da reperire attraverso procedure ad evidenza pubblica e da disciplinare mediante apposite convenzioni, rinnovabili in forma espressa”. Ed è proprio questa possibilità offerta da una legge di per sé nemica dei ceti popolari che potrebbe garantire la famosa graduazione degli sfratti, che rappresenta il punto di partenza per il Patto per la casa, che abbiamo lanciato in autunno, capace di coinvolgere anche il mercato privato e l’offerta cooperativistica.
L’affaire via Friuli e la lotta per la casa
Infine, sempre a proposito di risultato delle lotte, è di fine maggio la notizia che è stata finalmente trovata – almeno formalmente – una soluzione al caso del condominio ormai ex INPS di via Friuli 3, in Crocetta. Lo stabile, originariamente di proprietà della Cassa Speciale dell’ATM (Azienda Trasporti Milanesi), composto da 154 unità immobiliari (di cui 136 alloggi, 17 box ed un magazzino), era stato concesso in locazione già dal 1964 all’allora IACP di Milano. INPS, nel 1994, subentrava al precedente proprietario attraverso la propria società di gestione INPS-IGEI S.p.a. e apriva una lunghissima controversia attinente la determinazione del canone di locazione conclusa a fine 2012 con una definizione transattiva: tra le varie condizioni, prevedeva la stipula di un nuovo contratto quadriennale di locazione dello stabile per le finalità istituzionali di cui all’allora Legge Regionale 27/2009 che conteneva la possibilità di cedere in sublocazione gli alloggi ai cittadini non abbienti. Il contratto di locazione tra ALER e INPS aveva durata fino al 2016, dopo il quale non è stato rinnovato rendendo impossibile assegnare gli alloggi vuoti e provvedere alla manutenzione complessiva dello stabile.
Ora, dopo 4 anni di trattativa, ALER ha finalmente provveduto a rilevare lo stabile, tramite finanziamento regionale permesso a sua volta dai fondi europei, aumentando in questo modo la quota di appartamenti SAP presenti nel nostro Comune. Ma no, non è una loro vittoria né un merito, come già esulta la giunta Ghilardi: il ritardo clamoroso si somma al disastro gestionale di INPS, aggravatosi nel vuoto amministrativo determinatosi dal 2017, per cui i governanti hanno lasciato passare un lungo periodo contribuendo al peggioramento della qualità di vita degli abitanti, oltre che della crisi abitativa che viviamo, tenendo vuoti e da ristrutturare oltre 30 alloggi. Si tratta caso mai del risultato delle proteste interne degli inquilini di via Friuli 3 e della mobilitazione più generale sul tema della casa che dal 2014-2015 è cresciuta in città grazie al Movimento Casa e poi all’occupazione di via Cremona 10 – parallelamente a un aumento senza precedenti degli sfratti esecutivi in città, che appunto in quel biennio registravano + 92% in 10 anni.
Restiamo vigili e chiediamo a tutt* le* solidal* di esserlo assieme a noi. Portiamo avanti la vertenza per una soluzione degna e dignitosa per gli abitanti dello Spazio, consapevoli che purtroppo le persone senza una casa o prossimi allo sfratto che si presentano settimanalmente da noi, durante le distribuzioni della Brigata e lo Sportello di supporto sociale, sono molte e temiamo non diminuiranno nel prossimo futuro. Se per il Tribunale di Monza e le istituzioni locali la fuoriuscita delle famiglie più numerose viene interpretato come l’eventuale via libera allo sgombero, saranno costretti, loro e la politica locale, a fare i conti ancora una volta con la realtà di un’esperienza nata e cresciuta per rispondere con l’autogestione ai bisogni sociali più urgenti e ignorati e così facendo ha sviluppato una rete di socialità e solidarietà che crede che lo Spazio 20092 sia un bene comune da difendere.