La rete di solidarietà popolare intorno alla Brigata si è ormai consolidata, ogni sabato arrivano spese e/o donazioni ma anche nuovi nuclei a iscriversi. Il passaparola fra gli abitanti dei quartieri è lo strumento principale per far crescere e rendere capillare il lavoro politico che stiamo portando avanti.
Dopo un anno è ora di uscire dall’ottica dell’emergenzialità e di rimettere al centro del dibattito pubblico le città e le persone che le abitano. La crisi economica e l’isolamento sociale hanno lasciato profonde ferite nel tessuto che non possono essere ricucite con il sottile filo dell’assistenzialismo o misure una tantum – incapaci peraltro di coinvolgere quelle fasce sociali tradizionalmente escluse anche dalle normali e sempre più ristrette misure di welfare.
In un periodo di riduzione dei servizi, di incerte misure di sostegno le persone spontaneamente stanno tessendo una trama di solidarietà attraverso azioni concrete, prendendosi cura gli uni degli altri. Cura: come Brigata crediamo che sia questa la parola-chiave per costruire contro-narrazioni reali all’individualismo o alla guerra tra poveri fomentata da chi ci governa – dal Comune al governo nazionale, passando per la Regione.