“La Lombardia è in assoluto la Regione che ha pagato il prezzo più alto al Covid”: così inizia il comunicato dei sindaci lombardi della Lega, diffuso in prima battuta dal leghista Ghilardi di Cinisello Balsamo. Non possiamo che essere d’accordo: l’emergenza epidemiologica, tra ritardi nell’attuazione delle misure da parte del duo Fontana-Gallera, difesa degli esclusivi interessi di Confindustria e incapacità palesi da parte della destra al governo, ha fatto pagare ai nostri territori il prezzo più alto in termini di salute pubblica e decessi.
La tanto decantata eccellenza lombarda in sanità, fondata sulla trasformazione del diritto alla salute in prestazioni a pagamento e sullo smantellamento sistematico della medicina territoriale in 30 anni di privatizzazioni e tagli (non ultima, la “riforma Maroni” della sanità regionale), è stata messa tragicamente a nudo dalla crisi sanitaria generata dal Covid-19: la mancanza di risorse, personale e posti letto ha determinato una drammatica situazione di saturazione degli ospedali, che ha costretto a scegliere chi poter curare e chi no e a trascurare tutte le altre patologie. Sarebbe questa la priorità “ai nostri” di cui parla Ghilardi? Ne facciamo volentieri a meno.
Cinisello Balsamo è stato uno dei Comuni lombardi più colpiti in questo anno e mezzo, sia per l’elevato numero di contagi e decessi, sia per le pesanti conseguenze sociali della crisi economica generata dal contesto pandemico. L’elevato numero di contagi e decessi non è stato determinato solo dall’anzianità della popolazione o dalla presenza di RSA, ma soprattutto dall’alta mobilità lavorativa – territorio di lavoratori pendolari, il nostro comune, da marzo 2020 non ha mai visto interrompersi lo spostamento verso Milano o le fabbriche e i cantieri del Bergamasco – e dalla progressiva riduzione di presidi medici territoriali, a cui la giunta cinesellese, in linea con la politica della destra, non ha posto rimedio. Si è preferito continuare a incolpare i “comportamenti individuali” di un disastro che era del sistema-Lombardia.
Il prezzo pagato in termini sociali è sotto i nostri occhi. Dall’analisi dei dati raccolti a seguito del lavoro di solidarietà popolare, portato avanti dalla Brigata con i 66 nuclei familiari (235 persone) che si sono rivolti a noi, si possono ricavare alcune informazioni. Non vi è differenza nel peggioramento delle condizioni lavorative tra quelli di origine italiana (20 + 4 con doppia cittadinanza: il gruppo maggioritario) e quelli di origine straniera.
Tutti e 66 hanno visto le loro già precarie situazioni economiche peggiorare, lavoratrici e lavoratori a tempo o in nero, di cui la maggioranza ha almeno 1 componente adulto disoccupato; 47 di questi nuclei – che vivono in affitto da privati o presso Case popolari – segnalano difficoltà nel pagamento, arretrati e rischio sfratto; delle 235 persone complessive, i minori sono 84, la maggioranza dei quali di origine italiana o nati e cresciuti in Italia. Appena 12 nuclei percepiscono una forma di sostegno come Reddito di cittadinanza o disoccupazione, e appena 4 hanno ricevuto i Buoni spesa messi a disposizione dei Comuni una tantum. La maggioranza riceve unicamente aiuti dalle reti di solidarietà sociale.
Di fronte a tutto questo, la propaganda e la retorica contro l’accoglienza dei rifugiati mostrano una miseria umana direttamente proporzionale alla nullità politica di chi se ne fa portavoce. In un contesto come quello cinisellese, dove più del 20% della popolazione è di origine straniera o migrante, significa anche dichiararsi contro una parte importante degli abitanti del Comune che la giunta amministra.
Intendiamoci: noi rifiutiamo anche le politiche migratorie portate avanti dal ministro Lamorgese che, caso mai, peccano di aver reso ancora più efficiente il meccanismo salviniano di respingimento, chiusura delle frontiere, espulsioni, controllo militare dei profughi. Proprio per questo vogliamo dichiarare Cinisello città aperta, perché nella società e nel mondo esistono solo due razze: quella degli sfruttati e quella degli sfruttatori – cui si aggiungono i servi sciocchi che vogliono farci credere di essere più sicuri senza “stranieri” o che la causa della povertà sia legata all’accoglienza. E’ invece la solidarietà capillare tra gli abitanti di un territorio che ci sta aiutando a curare le ferite inferte anche soprattutto da chi grida “Prima gli italiani” – forse intendendo solo quelli ricchi. Come recitava uno striscione comparso qualche anno fa sul sottopasso di Crocetta, Cinisello nasce operaia e cresce meticcia.
Refugees Welcome.