Lo sgombero dello Spazio 20092 inizia a novembre 2022.
Nei mesi precedenti il servizio sociale (mai nella figura dell’assessora De Cicco, teoricamente deputata a gestire in prima persona situazioni di bisogno abitativo così gravi), incalzato da Collettivo, Movimento Casa Cinisello e Unione Inquilini, era stato costretto a incontrare solidali e abitanti quantomeno per censire coloro che da parecchio abitavano lo stabile di via Cremona 10.
Un censimento “di facciata” perché, di fatto, tutte le famiglie erano da tempo note al servizio sociale, il quale, nel corso degli anni, durante i colloqui aveva pure indicato a più riprese lo Spazio come soluzione temporanea <<Non possiamo aiutarvi, provate a chiedere ai ragazzi di via Cremona>> è la risposta che hanno dato a diverse persone, che sono poi passate dallo Spazio per ricevere supporto di diverso tipo.
Grazie ai tavoli di vertenza che si sono aperti e alle mobilitazioni promosse dal Collettivo insieme agli abitanti, si è ottenuto un importante risultato: l’assegnazione a cinque famiglie di un alloggio temporaneo d’emergenza; primo passo per la garanzia di un “passaggio da casa a casa”, almeno per alcuni. Dopodiché i Servizi sociali sono scomparsi e, nelle telefonate intercorse da lì in avanti con ALER, i suoi impiegati non hanno perso occasione per ricordare agli abitanti l’eccezionalità di una procedura “senza discussione”: <<Sappiamo che siete occupanti; o accettate a scatola chiusa oppure verrete cancellati dalle graduatorie con una denuncia a vostro carico>>.
Gli abitanti, spaventati dalle minacce, accettano. Siamo a fine novembre, vengono chiamati alla sede di ALER dove viene fatto loro firmare un contratto, senza che venga rilasciato nulla. Chiedono una copia del contratto, ma gli viene negata; chiedono di poter fare delle foto, ma ricevono nuove minacce. Qualche settimana più tardi è di nuovo ALER a farsi sentire: fornisce copia dei bollettini da pagare in anticipo per poter ricevere le chiavi di casa e pretende che vengano saldati entro pochissimi giorni. Le famiglie sono naturalmente spiazzate; non hanno ancora visto le case, non sanno nemmeno dove si trovino,᷾ e in mano non hanno alcun pezzo di carta che testimoni l’assegnazione. Decidiamo di accompagnarli, ma negli uffici ALER veniamo accolti solo da porte in faccia: <<Abbiamo ricevuto precise indicazioni dal Comune di non fornire documenti e di non interloquire con nessun altro se non con le famiglie>>. Eh certo. E’ facile fare la voce grossa con chi non ha un posto dove stare e sulla cui testa pende la minaccia di una denuncia; è ancor più facile se chi ha bisogno viene isolato per meglio ricattarlo.
Incalzati da ALER e per paura di perdere questa opportunità, le famiglie decidono di pagare. Non tutt* hanno disponibilità, per cui organizziamo cene sociali e iniziative di autofinanziamento con cui i diretti interessati riescono a saldare i primi tre mesi del canone. Bollettino pagato e inviato ma da ALER e Comune… silenzio assoluto.
Come Collettivo siamo incazzati e increduli; cerchiamo di tenere alta l’attenzione pubblica e di mantenere l’unità tra gli abitanti. Organizziamo anche una fiaccolata fuori dal Comune, che riesce a interrompere il consiglio municipale, per denunciare il silenzio delle parti tecnica e politica di fronte a una procedura tutt’altro che trasparente. Per urlare a gran voce l’esistenza di un’emergenza abitativa che va oltre noi e riguardo la quale da tempo proponiamo un Patto per la Casa sul territorio. La maggioranza dei rappresentanti delle forze politiche ascolta senza capire di cosa stiamo parlando, mentre la Giunta promette la convocazione di un tavolo sull’abitare che ad oggi ancora non c’è stato.
Nel frattempo arriva dicembre. Dopo qualche giorno gli abitanti cominciano a telefonare all’ALER e a tornare nei suoi uffici per avere informazioni: <<Quando riceveremo le chiavi? Possiamo iniziare a spostare le nostre cose?>>. La risposta non lascia spazio a dubbi: <<via Cremona 10 sarà presto svuotata. Riceverete le chiavi solo il giorno dello sgombero>>. Lo sgombero viene presentato come imminente, tanto che tutte le famiglie iniziano a preparare scatoloni… chi può sposta alcune cose in box presi in affitto, mentre per quegli abitanti per cui non è prevista alcuna soluzione da parte delle istituzioni sono il Collettivo e la rete di solidali ad attivarsi per trovare una sistemazione che eviti il peggio il giorno dell’arrivo “delle forze dell’ordine”. Passano le settimane; ogni mattina si guarda fuori aspettando le camionette e le bambine e i bambini vanno a scuola senza sapere se al ritorno faranno la merenda e i compiti nello stesso posto. Giorno dopo giorno nell’angoscia di non sapere; giorno dopo giorno lo sgombero non arriva.
Si fa gennaio e poi febbraio: passano anche le elezioni regionali, ancora nessuna notizia. Dalle telefonate con ALER inizia a percepirsi un certo imbarazzo, non consegnano le chiavi ma stanno ricevendo i soldi del canone; la situazione è anomala e sono costretti ad ammetterlo pure loro.
Arriva il 21 febbraio: una decina di camionette invadono via Cremona la via è completamente bloccata; la polizia e i carabinieri fanno irruzione di primo mattino con le telecamere, tirando calci alle porte delle camere delle famiglie e filmando anche chi si stava ancora lavando e vestendo; alcuni sono già usciti per andare a lavorare, altri stanno per farlo mentre i bambini e i ragazzi stanno finendo di fare colazione prima di andare a scuola. Gli adulti presenti vengono interrogati con arroganza; qualcuno si sente male. <<In questi anni avete pagato per stare qui? Qualcuno del collettivo ha mai preso soldi da voi?>>. Il disegno nascosto dietro queste illazioni è chiaro, ma, nonostante il tentativo di imboccare risposte false, si risponde con dignità dicendo solo la verità: <<NO. Fateci preparare le nostre cose da portar via>>.
Fabbri e operai scaricano le lastre per chiudere gli accessi allo stabile di via Cremona 10.
Le famiglie vengono convocate con falsa urgenza e ottusa arroganza (come se in quel momento non avessero solo pochissime ore per salvare ciò che non volevano venisse distrutto e buttato via) in via Friuli 3, dove ricevono copia delle chiavi. Nel frattempo, nei pressi dello Spazio, si forma un capannello di solidali che,dalle 8 di mattina fino al nutrito corteo serale, presidia la situazione, purtroppo irrimediabile..
Quella mattina il Comune è completamente assente. Il sindaco Ghilardi tace, forse perché non saprebbe che dire, forse sperando che tutto finisca nel silenzio, coerentemente con il loro “non-intervento” degli ultimi anni sulla questione abitativa in città. L’unico che non ha la decenza di stare zitto è l’assessore alla sicurezza Aiello che, in un comunicato tanto ipocrita quanto ridicolo, rivendica la “liberazione” dello stabile di via Cremona 10, vantandosi di non avere lasciato nessun minore per strada e della disponibilità messa in campo dal Comune di personale di assistenza alla persona.
Peccato che l’unico personale presente sul posto sia composto da due educatori di una cooperativa che gestisce servizi esternalizzati per l’assistenza sociale, che dimostrano di non conoscere minimamente la situazione.
Peccato anche che le case assegnate da ALER, Comune e Prefettura siano sotto il limite della decenza: in alcune manca interamente il riscaldamento o lo scaldabagno, in altre la muffa è ben visibile sulle pareti; inoltre, avendo ricevuto le chiavi solo il giorno stesso dello sgombero, ovviamente, non c’è stato il tempo per portare cucine e letti, ora lasciati a marcire all’interno dello stabile requisito) in queste mura completamente vuote: le famiglie sono costrette a passare la notte con i materassi per terra e tante coperte per scaldarsi; di giorno invece non c’è modo di cucinare né acqua calda per lavarsi.
Non possiamo non domandarci: ma con tutti i soldi pubblici spesi per organizzare uno sgombero in “grande stile”, con un dispiegamento di forze tanto imponente quanto inutile e ridicolo, così minaccioso e da parata (d’altronde carnevale era prossimo), non si sarebbero potuti sistemare questi e chissà quanti altri appartamenti?
Non solo: nuovi bollettini da pagare sono arrivati, anche per i mesi in cui le persone non hanno vissuto nelle abitazioni, in quanto non ancora in possesso delle chiavi.
Pur nella sua ampia insufficienza, portiamo con noi il fondamentale precedente di aver strappato con la lotta il passaggio da casa a casa e l’individuazione di alloggi d’emergenza che chiediamo da anni, per i quali il Comune non si è mai dotato di un regolamento SAT, come invece previsto anche dalla pessima legge regionale sulla casa (L.16/2016) – anzi negando, nei tavoli di trattativa, l’esistenza di questo obbligo formale -. Portiamo con noi la solidarietà che ha sostenuto la nostra esperienza di quasi 8 anni e ciò che ha rappresentato per un territorio impoverito e spesso statico dal punto di vista aggregativo e politico. La nostra storia e la lotta per il diritto all’abitare non sono finite il 21 febbraio; andremo avanti per sostenere, anche dal punto di vista sindacale, le famiglie assegnatarie di fronte alle angherie e discriminazioni che stanno subendo da ALER e dal Comune, ribadendo la validità e l’urgenza del Patto per la Casa e della campagna “Nessuna casa senza persone, nessuna persona senza casa” insieme alla necessità vitale di liberare dall’abbandono, di riprendersi, di dare vita a luoghi che siano beni comuni reali in città, anche di fronte al nulla e alla miseria della politica istituzionale.
Contro il vuoto che avanza, lo Spazio 20092 continua a vivere!